Gli italiani custodiscono sui loro portafogli digitali oltre un miliardo di criptovalute. È quanto emerge dal primo report dell’Oam sui flussi trimestrali dei clienti che i Vasp (Virtual asset service provider) devono inviare all’Organismo Agenti e mediatori. Complessivamente sono stati trasmessi all’Organismo i dati identificativi e relativi all’operatività in criptovalute di 1.174.914 clienti: di questi il 59% (690.665 clienti) deteneva, all’ultimo giorno del trimestre di riferimento, criptovalute in portafoglio per un controvalore in euro di 1.067.614.570, pari a un valore medio di 1.545,78 euro. Nello stesso periodo sono state effettuate 1.758.823 operazioni di conversione da valuta legale a virtuale (in media 11,74 operazioni per cliente) e 1.573.691 di operazioni di conversione da valuta virtuale a legale (in media 14,99 operazioni per cliente).
Clienti giovani, ma a investire sono gli ultraquarantenni
Dai dati dell’Oam risulta che la clientela nella fascia d’età tra i 18 e i 29 anni rappresenta la quota maggiore, pari al 40%, seguita dai clienti con età tra 30 e 39 anni (25%). Il peso percentuale si riduce man mano che sale la fascia d’età, arrivando all’1% per gli ultrasettantenni. Se però si esamina l’ammontare degli investimenti (sia i saldi totali delle valute legali e virtuali sia il numero e il controvalore delle operazioni di conversione delle valute legali in valute virtuali, e viceversa) a detenere il primato è la clientela compresa tra i 40 e i 60 anni, con percentuali intorno al 50 per cento.
Alla Polonia il primato per numero di operatori
Dal report risulta anche che l’Italia si piazza al secondo posto, tra i 10 Paesi europei con il maggior prodotto interno lordo, per numero di Prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale e Prestatori di servizi di portafoglio digitale (Vasp). Al 30 giugno 2023, nell’apposito registro dell’Oam risultavano iscritti con 114 Vasp, contro i 768 della Polonia, che detiene il primato, e i 78 della Francia, che si piazza invece al terzo posto. Complessivamente, nei 10 Paesi sono attivi 1.116 Virtual asset service provider.
In Italia presenti 127 punti fisici e 77 Atm
Dal lato degli operatori, i Vasp nella forma di persone giuridiche iscritti alla Sezione speciale del Registro Oam erogano i servizi alla clientela anche attraverso punti fisici (127) e Atm (77). I punti fisici sono concentrati in Lombardia (18%), seguita dal Lazio (17%) e Toscana (13%). Dei 74 operatori che hanno trasmesso i dati della clientela, 53 società sono classificabili come «piccoli» (hanno trasmesso informazioni su un numero di clienti inferiore a 500); 15 appartengono alla categoria «Exchange medio» (le informazioni inviate riguardano un numero di clienti compreso tra 500 e 50 mila) e solo 6, classificabili come grandi, hanno trasmesso dati relativi a oltre 50mila clienti. Dal lato della clientela il 99,88% è rappresentato da persone fisiche e solo lo 0,12% da persone giuridiche, concentrate al Nord e al Centro (rispettivamente 46 e 30%).
Individuati 19 operatori potenzialmente abusivi
Sul fronte della lotta all’abusivismo, l’Oam ha individuato 16 soggetti che sembrerebbero svolgere l’attività di Vasp senza essere iscritti al Registro speciale. In particolare, sono stati analizzati 65 soggetti, verificando che il 25% del campione (16 soggetti su 65) ha un sito Internet in lingua italiana e il 5% (3 soggetti su 65) un social network in lingua italiana. «Le principali informazioni sui soggetti analizzati e la presenza di eventuali elementi indiziari dello svolgimento dell’attività riservata sul territorio nazionale in assenza di iscrizione saranno oggetto di comunicazione alla Guardia di Finanza per gli accertamenti di competenza», fa sapere l’Oam.
Gabriele Petrucciani
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