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Il Secolo XIX – Simone Rosellini: Rapallo, al ristorante il conto si paga con i bitcoin. Le criptovalute irrompono in Riviera

Il “Rapalà” di piazza del Pozzo è il primo locale ad accettarli. Il titolare: un valore aggiunto, se qualcuno parte poi crea tendenza

I bitcoin entrano nell’economia di Rapallo. Dal fine settimana (bisognerà aspettare giusto il tempo di sistemare gli aspetti tecnici, ma sarà davvero questione di pochi giorni), il ristorante Rapalà di piazza del Pozzo sarà infatti il primo, in città e nei dintorni, ad accettare la più diffusa criptovaluta come forma di pagamento.

«Il mondo dei bitcoin mi ha sempre interessato e credo che per il locale sia un valore aggiunto – commenta il titolare, Raffaele Dalò – Non li prende ancora nessuno? Io penso che, se non si parte, nessuno ti viene dietro». Tutto il materiale per indicare la nuova possibilità di transazione è esposto nel locale. Non c’è il menu specificato in bitcoin, perché il valore della criptomoneta non è stabile. «Rapallo – riprende Dalò – è una città che sta crescendo e può alzare anche il livello del suo turismo, e una scelta di questo tipo asseconda questa crescita: penso al porto che deve aprire, agli alberghetti restaurati, speriamo a breve finisca anche il San Francesco».

Il locale si trova a poca distanza da quel cantiere, in uno degli angoli più antichi di Rapallo, che negli ultimi anni ha avuto una evoluzione in linea con le tendenze del commercio ma evidente più che in ogni altro luogo della città: ad uno ad uno, anche se qualcuno rimane, i negozi che vi erano presenti hanno lasciato lo spazio a ristoranti, creando una vera e propria area del gusto, con offerta di diversa tipologia. Rapalà, poi, con la collocazione nel centro storico ma anche la proposta di piatti che coniugano il tipico ed il ricercato, è sicuramente oggetto di molto interesse da parte degli stranieri e in molti paesi esteri i bitcoin sono più diffusi: «L’anno scorso abbiamo avuto pagamenti da trentotto nazionalità diverse. L’ho constatato guardando le carte di credito». Già, perché, ormai, «il 90% dei pagamenti avviene attraverso la carta».

Il meccanismo non è molto diverso per chi voglia usare la criptovaluta: «Il cliente paga attraverso lo smartphone ed un QR code, mentre il ristoratore usa un pos – spiega Lorenzo Grassia, direttore commerciale per il Centro Nord Italia di Swaggy, la società che fornisce il servizio al ristorante rapallese – Lo scontrino viene emesso, comunque, in euro mentre il commerciante riceve il pagamento in bitcoin e, a quel punto, può decidere cosa farne: cambiarli subito, in tutto o in parte, tenerli, detrarre l’Iva… In ogni caso, la procedura di pagamento, con la tecnologia che forniamo, è immediata».

«In questo momento, siamo di fronte ad un cambio di paradigma epocale – commenta Massimo Costanzo, miner (estrattore) di bitcoin e referente di Swaggy – Le banche hanno sdoganato la criptovaluta come sistema di pagamento, in Svizzera ci si pagano le tasse, in diversi paesi è valuta legale. Soprattutto, in questo momento, con la perdita di valore delle monete correnti, è uno strumento di difesa dall’inflazione e quindi può essere un investimento corretto. Quando si legge che l’obiettivo della Bce è tenere l’inflazione al 2%, significa che, nella migliore delle ipotesi, in 10 anni il denaro varrà il 20% in meno».

«Il meccanismo è un po’ come quando si investe in oro – secondo Grassia – Consideriamo che il bitcoin è partito nel 2009 a valore zero e adesso è sopra i 40 mila dollari, dopo essere stato anche a 60 mila. Il primo pagamento fu nel 2010: due pizze per 10 mila bitcoin. Oggi sarebbero 40 milioni». Allo stato attuale, i bitcoin si possono, chiaramente, comprare al valore di mercato, da chi li offra. Esiste ancora il meccanismo originario, cioè quello di “estrarli” on line, risolvendo complessi puzzle matematici: «Dal pc di casa è diventato però impossibile – dice Grassia – Per estrarne di nuovi, ci si può rivolgere ai “miners” che sono ormai diventati una forma di garanzia dell’operazione».

All’incirca ogni quattro anni, si dimezza la quantità di bitcoin che possono essere estratti, con plausibile crescita di valore di quelli già esistenti, ammesso che l’interesse del mercato rimanga. Il prossimo dimezzamento è previsto ad aprile. «Secondo i siti specializzati – riferisce Grassia – in Italia, oggi, siamo attorno al milione di utilizzatori». Tra loro, Dalò si propone come apripista a Rapallo e sarà interessante vedere con che esito e con quale eventuale seguito.

Simone Rosellini

Sorgente: Rapallo, al ristorante il conto si paga con i bitcoin. Le criptovalute irrompono in Riviera – Il Secolo XIX



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