Italia, luogo imprecisato. In un anno compreso tra il 2030 e il 2033. Una giornata qualunque di una settimana qualunque. Dialogo tra padre e figlio, appena rientrato da scuola.
F: Ciao Papà.
P: Ciao figliolo, come è andata oggi?
F: Molto bene. Oggi la maestra in classe per la lezione di economia ed educazione finanziaria ci ha fatto fare un gioco per spiegarci le funzioni e le caratteristiche che deve avere una moneta sana e onesta. Mi sono divertito un sacco. Non sapevo che fino a poco tempo c’era qualcuno con il potere di stampare soldi dal nulla. La maestra ci ha detto che questo potere era proprio il fulcro del sistema fiat.
P: Si, è vero. Suona davvero incredibile oggi.
F: Senti, ho visto che i miei compagni hanno tantissimi satoshi sullo smartphone. Dicono che i loro genitori, circa 10 anni fa, avevano pensato di creare loro un wallet per mettere via un po’ di risparmi pensati per il loro futuro. Come mai noi invece abbiamo così pochi satoshi?
P: Eh, figliolo, si, pochi satoshi… beh, anzitutto costano cari oggi! Per ottenerli occorre lavorare duro, non ci sono altre strade. Lo sai che sto facendo anche degli straordinari e tanti sacrifici per cercare di ripartire da zero e di risparmiarne un po’…
F: Ok, me lo dici sempre. Ma perché invece noi abbiamo ancora così tanti pezzi di carta colorati?
P: Quelle si chiamavano banconote, emesse e garantite da un ente chiamato Banca Centrale, i cui amministratori sembravano esperti e affidabili. Ora queste banconote, con qualche rara eccezione, sono quasi tutte fuori corso e non valgono più niente, ma quando eri nato avevo pensato di tenertene da parte un po’ per quando saresti cresciuto. Dicevano tutti gli esperti che l’euro sarebbe stato stabile e sicuro, garantito da loro stessi, e che l’inflazione sarebbe stata del tutto sotto controllo e transitoria…
F: Papà, mi stai dicendo che ai tuoi tempi si lavorava per ottenere dei pezzi di carta colorati, creati dal nulla e garantiti solamente da alcune persone che… non conoscevi nemmeno?
P: Te l’ho detto, sembravano persone esperte. Lo dicevano tutti… I giornalisti e le TV del tempo ne parlavano molto bene e dicevano di stare tranquilli, che il sistema era solido e sotto il loro controllo. E quindi mi sono fidato di loro. Come potevo pensare che…
F: Non mi sembra un buon motivo papà. Basare i nostri averi più preziosi sulla fiducia e sulle promesse di alcuni signori non mi sembra affatto una cosa intelligente…
P: Non fare il sarcastico. Non avevamo alternative. C’erano precise leggi governative che imponevano a tutti di usare quella forma di moneta. Tutti i soldi che guadagnavo col mio lavoro si dovevano consegnare a una qualche azienda privata. Non si poteva fare altro, se non nascondere delle banconote sotto il materasso.
F: Ah, davvero? I nostri soldi erano tutti in mano a queste società private?
P: Sì, e pensa che avevamo l’obbligo di fornire a queste banche tutti i nostri dati più sensibili. Inoltre, per trasferire i “nostri” soldi dovevamo chiedere loro il permesso. Naturalmente con molti vincoli, indicando ad esempio la causale del pagamento, oppure rispondendo ad alcune domande nel caso di accertamenti previsti da innumerevoli e complicate normative. Quando poi il trasferimento non era gradito a qualcuno, per queste banche era facilissimo negare un pagamento o addirittura l’accesso al conto corrente del cliente. Immagino inoltre che potrà sembrarti strano ma… pensa che erano previste anche delle commissioni!
F: Ma tutto ciò è ingiusto! Perché consegnare i propri averi a qualcun altro? Erano frutto del tuo lavoro, spettavano a te! Chissà che rivolte e manifestazioni che avrete fatto…
P: Ehm… in realtà ci lamentavamo un po’ sui social network, io poi con gli amici lo dicevo spesso che i politici e i banchieri erano tutti degli incompetenti. Ma poco altro. La verità è che alla fine non potevamo farci niente. Quello che decidevano loro bisognava accettarlo.
F: Ma quindi tu non hai fatto niente papà per difendere i nostri risparmi di famiglia?
P: E come potevo? C’era poco da fare… e poi, sono accadute delle cose terribili di recente. Nel 2008 una terribile ed inspiegabile crisi finanziaria, poi l’avvento di un virus misterioso che ha paralizzato il mondo, che vuoi farci? Poi una guerra scoppiata improvvisamente, qui per colpa di un pericoloso invasore. Poi ancora il crollo di alcune banche famose e istituzionali, che dicevano essere solide e affidabili fino a qualche giorno prima. Ma soprattutto poco dopo anche…
F: Lo so benissimo papà cosa è successo dopo! Addirittura eventi e situazioni peggiori di quelli che hai appena citato. È davvero questa la società in cui vivevi, senza aver fatto niente?
P: Ma io non potevo fare niente.
F: Scusa, papà, ma Bitcoin non esiste dal 2009?
P: Eh si, è vero, però…
F: Tanti miei compagni di classe nel proprio wallet hanno già molti satoshi, che tra l’altro si apprezzano anche col passare degli anni. In fondo, quando sono nato, Bitcoin esisteva già da ben più di un decennio. Perché non me ne hai comprati un po’ agli inizi?
P: Eh, ne avevo sentito parlare ai tempi, ma io del resto tra lavoro, famiglia e impegni vari non avevo molto tempo per informarmi bene…
F: Beh, da foto e video che ci fai vedere e racconti e aneddoti di cui parli sempre a casa, eri spesso fuori per cene, eventi, aperitivi, partite di calcio, trasmissioni TV e mille altri svaghi. Pare che il tempo per le cose importanti, all’occorrrenza, non ti sia mai mancato, in realtà.
P: Come potevo immaginare che Bitcoin fosse… Bitcoin? Oggi ti sembra ovvio che sia così, ma tutti i telegiornali, i politici e gli esperti dicevano di starne alla larga e che si trattava di uno strumento utile solo a criminali, pervertiti e inquinatori. Pensavo che, se fosse stata effettivamente una tecnologia utile per la nostra famiglia, ce ne avrebbero sicuramente parlato bene!
F: Ma davvero pensi che ci debba essere qualcuno dall’alto che si debba prendere cura di noi e che debba gestire le nostre priorità e i nostri averi più preziosi come la salute, la sicurezza, il lavoro o i nostri soldi?
P: Beh, lo Stato avrebbe dovuto…
F: Lascia perdere lo Stato! Abbiamo visto che fine ha fatto! Ma in ogni caso, papà: perché di Bitcoin non te ne sei mai interessato prima e non mi hai comprato qualche satoshi fin dall’inizio?
P: Eh, figliolo, a te sembra tutto normale e scontato, però… Io non credevo… io non potevo immaginare… Si sentivano del resto in lontananza mille voci su questo fenomeno… C’erano poi un’infinità di altre cosiddette “cryptovalute” spacciate per grandi innovazioni…
F: Parli delle shitcoin? Ne ho sentito vagamente parlare…
P: Si, ne esistevano qualcosa come oltre 23.000, tutte poi puntulamente scomparse nel nulla. Io avevo fatto qualche piccolo investimento su queste, ma con risultati disastrosi. Ho imparato sulla mia pelle che non basta fidarsi di presunti esperti per avere rendite garantite. Se oggi sto facendo sacrifici per accumulare satoshi è perchè ho capito che non esistono pasti gratis nella vita. Del resto, Bitcoin è tutta un’altra cosa. Però non c’era nessuno che mi spiegava cosa fosse veramente Bitcoin in mezzo a tutta questa confusione…
F: Ancora con questa storia! Perché mai pensavi che qualcuno avrebbe dovuto spiegartelo? Do Your Own Research! E soprattutto… Don’t trust, verify! E poi in ogni caso non è affatto vero: mi risulta ci fosse già tantissimo materiale informativo ed educativo messo a disposizione dalla community Bitcoin quando ero nato. Vi erano libri pensati proprio per divulgare a tutti la rivoluzione, ma anche podcast, video, conferenze, eventi, meetup, oppure siti che aggregavano tutto il materiale disponibile o risorse Bitcoin in italiano. Addirittura, mi risulta ci fossero anche punti fisici di formazione, educazione e assistenza per chiunque volesse avvicinarsi a Bitcoin. Come quello che si chiama… già, come si chiamava?
P: Villaggio Bitcoin?
F: Ecco si, Villaggio Bitcoin! Esiste ancora?
P: Mah, non lo so. Credo di sì. Magari dopo vado a verificare…
F: In ogni caso, c’era già tutto il materiale possibile e immaginabile, anche in italiano, per facilitare lo studio di Bitcoin, capire le motivazioni ed il contesto e imparare ad utilizzarlo, abbandonando quel tipo di società basata su banche centrali, truffe istituzionalizzate, soldi finti, governi e regolatori che mi stavi descrivendo prima e che la mia maestra ci ha spiegato essere alla base del sistema fiat.
P: Eh, la fai facile tu, però…
F: Perché non hai studiato Bitcoin, papà?
P: Io non potevo sapere che…
F: Perché non lo hai fatto?
P: Bella domanda, figliolo. Bella domanda. Hai ragione, non ricordarmelo. Ah, come sono stato sciocco! Certo che, col senno di poi, appare tutto così ovvio! Non sai quanto darei per poter tornare indietro di qualche anno per rendermi conto della situazione e studiare prima Bitcoin, così da assicurarci un futuro migliore…
F: Ti voglio bene, papà.
P: Mi raccomando figliolo, non fare i miei stessi errori. Una cosa che ho imparato sulla mia pelle è che non bisogna mai fidarsi delle autorità, dei governi, dei politici, dei burocrati e nè di giornalisti o presunti esperti che ci illudono continuamente di agire “per il nostro bene”. Dobbiamo imparare a badare a noi stessi, essendo tutti più responsabili, più attivi, più consapevoli e più intransigenti nel difendere le nostre proprietà e nel pretendere il rispetto dei nostri diritti. Quanti regali che ci ha fatto Bitcoin in questo senso!
F: Grazie papà. Ora devo andare, i miei amici mi hanno invitato a giocare a pallone. Mi daresti qualche spicciolo per prendere un gelato?
P: Va bene. Anche se, come già sai, al momento per questi casi preferisco non passarti qualche satoshi sul tuo wallet. Conviene utilizzare le ultime valute governative che ci rimangono. Tanto, dobbiamo ormai disfarcene. Eccoti 300,00 € figliolo, ti dovrebbero bastare…
Sorgente: DIALOGO DAL FUTURO – Villaggio Bitcoin
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